Ci sono storie che nascono da un campo, altre da un ricordo, altre ancora da un incontro inatteso.
La scrittura di Nadia Capellini appartiene a questa terza specie: una fioritura gentile, nata da un gesto semplice e da un dialogo interiore che, pagina dopo pagina, si è trasformato in un percorso di rinascita.
Per celebrare la partecipazione di Balzano Editore ad Artigiano in Fiera, abbiamo scelto di condividere il suo nuovo racconto, parte della raccolta in lavorazione Che fantastica storia è la Vita!.
Un testo che non parla soltanto di una scrittrice, ma del potere che hanno le parole quando diventano forza, cura e memoria.
Un dono che Nadia ha voluto riservare alla nostra casa editrice e ai lettori, come augurio di successo, di crescita e di futuro.
Di seguito presentiamo il racconto integrale, rispettando stile e voce dell’autrice, con un editing leggero e tecnico, volto solo a migliorarne scorrevolezza, punteggiatura e chiarezza.
Racconto integrale di Nadia Capellini
Prefazione
Questa è la simpatica storia di come una persona che amava scrivere, per caso, si è imbattuta in una casa editrice che ha saputo dare voce al suo patrimonio interiore.
Ma qual è il nesso fra verdura e cultura? Forse non c’è, forse lo dovete immaginare, forse lo scoprirete leggendo. E comunque uno è facile da individuare: la verdura è nutrimento per il corpo, la cultura lo è per l’anima, e insieme danno energia, equilibrio alla personalità.
Il nome Michela della protagonista è di fantasia: le permette di ricordare Michela Murgia, grande scrittrice che ci ha lasciato prematuramente, con un’enorme ricchezza di insegnamenti nel cuore.
Gli eventi però sono reali, e reale è anche la casa editrice.
Quando Michela pensa alla verdura, immediatamente affiora un collegamento con il suo “luogo dell’anima”, che ha ispirato tanta parte dei suoi racconti. Quel luogo è ricco di ricordi legati alla sua infanzia e alle persone della sua famiglia.
Oggi ha un meraviglioso orto, ricolmo di verdure in ogni stagione dell’anno. La rima fra verdura e cultura è stata immediata.
Buona lettura!
Verdura rima con cultura!
«Beh, non mi fai neanche gli auguri di compleanno?» rimbrottò Michela quella mattina presto.
Si sedette e si lasciò avvolgere dalla luce radiosa che riempiva la cucina. Lanciò quel grido disperato al suo compagno di una vita, che sedeva beatamente al tavolo a fare colazione.
Continuò a borbottare tra sé e sé, a voce alta: «Siamo proprio arrivati alla frutta. Certo, i primi anni mi facevi anche il regalo per il compleanno, adesso neanche ti ricordi più che giorno è oggi».
Con quell’affermazione un po’ sopra le righe, Michela intendeva mettere in evidenza — o forse smuovere — gli aspetti della loro relazione che da tempo si stavano sfilacciando nel pallore del quotidiano, nel ripetersi immobile di quegli anni.
Michela e Giorgio erano una famiglia anomala. Vivevano insieme da trentotto anni, non si erano mai sposati ed erano gli ultimi testimoni di un patrimonio umano e paesaggistico inestimabile, che li rendeva unici.
Giorgio, nel suo candore, la guardò come si ammira una Madonna in adorazione e replicò dolcemente: «Una scrittrice non ha età». E non aggiunse altro.
Continuò a spalmare su una fetta di ciambella una fantastica confettura di ciliegie del campo.
Michela rimase sbalordita: non si aspettava una risposta così immediata. Ma l’apprezzò profondamente.
Un sorriso le illuminò il volto, che da mesi si era rabbuiato per la sofferenza che stava spegnendo un’altra persona cara della sua famiglia allargata.
In casa sua c’erano già stati tanti lutti, e lo schema era sempre lo stesso: bisognava rimboccarsi le maniche e ripartire, con la consapevolezza di essere ogni volta un po’ più fragili e sole.
Anche quello era un periodo di confronto con la malattia — una sfumatura autentica e vera della vita, ma tanto dolorosa.
Michela, molto triste e sconvolta per quel costante intreccio di gioie e dolori che la vita ci regala — un attimo di leggerezza, poi tonnellate di sofferenza — forse, traendo energia dall’origine ebraica del suo nome, che significa “Chi è come Dio?”, dimostrava di essere una guerriera.
Sapeva sostenere la sorella nell’elaborazione della malattia del marito e nell’accettazione della nuova realtà di mancanza.
La frase che Giorgio le aveva regalato per il compleanno si era agganciata nella sua mente, donandole attimi di benessere e leggerezza.
Quello era un compleanno palindromo: Michela compiva sessantasei anni e sentiva che quel doppio sei l’avrebbe guidata verso una nuova dimensione di creatività, energia vitale, amore e passione. Una rinascita.
Da qualche mese aveva incontrato di nuovo la scrittura. Le dedicava tempo, ricordava, annotava emozioni e sentimenti su fogli di carta volanti che le facevano sentire il cuore vivo e pulsante.
La scrittura era un vecchio amore, accantonato per impegni lavorativi. Ma, riconquistata la libertà dopo il pensionamento, aveva sentito che finalmente poteva dedicarvisi totalmente.
Quella frase di Giorgio non smetteva di frullarle in testa. Lui non sapeva nulla delle difficoltà che le donne avevano affrontato nei secoli per affermarsi nel mondo letterario. Con semplicità e ingenuità, aveva pronunciato una grande verità, capace di distoglierla dal peso quotidiano della sofferenza.
Quel pomeriggio, camminando lungo il viale del suo luogo dell’anima, le venne un’idea:
«Perché non scrivere racconti e partecipare a concorsi letterari gratuiti, per rinascere a nuova vita?»
Stava osservando la magnificenza delle piante del suo giardino, la leggiadria delle rondini nel cielo, la delicatezza dei fiori di campo, l’operosità delle formiche sul legno, la rigogliosità delle verdure, i colori caldi e accoglienti dei fiori di zucca. E, come per magia, mente e cuore si aprirono insieme.
Dedicarsi alla scrittura le sembrava un’idea affascinante. L’avrebbe aiutata a tenere in esercizio la mente per lenire la tristezza e allontanare qualsiasi forma di demenza senile.
Il mondo dei concorsi letterari era per lei completamente sconosciuto.
Non sapeva che esistesse una piattaforma dedicata, dove associazioni e privati pubblicavano le loro iniziative.
Casualità? Destino? Chissà.
Poiché il suo luogo dell’anima era un giardino colmo di verdura, le venne spontaneo cercare un’associazione fra giardino e cultura, invece che giardino e verdura.
Digitò: “Il Giardino della Cultura”.
Le si aprì una schermata dedicata a una giovane casa editrice, registrata presso il Tribunale di Crotone.
Che emozione.
Lesce attentamente.
“Verdura rima con cultura!”
A Michela piacque quella coincidenza, che stava dando forma a qualcosa di inatteso e visionario.
Casa editrice… Tribunale… Crotone…
Michela non capiva il nesso.
Lei cercava semplicemente un concorso letterario. E invece si trovò davanti parole che le davano la sensazione di concretezza, di realtà, di qualcosa che esisteva davvero.
Le affiorarono mille domande:
«Cos’è? Dove si trova?»
Michela, bravissima in geografia, realizzò in un attimo che Emilia-Romagna e Calabria distavano quasi mille chilometri.
Per un momento lasciò andare il controllo e ricordò che, da ragazza, era stata proprio a Crotone.
Con alcune amiche tedesche aveva soggiornato in un campeggio naturista.
Erano i mitici anni Ottanta: dominati da ottimismo e leggerezza. Era giovane, bella, autonoma, con la sua formazione completata e i suoi primi risparmi per viaggiare d’estate.
Rispetto per l’ambiente, vita all’aperto, comunità, alimentazione sana, benessere, libertà, indipendenza, cultura, amore: erano valori condivisi da giovani di tanti Paesi europei.
Le amiche tedesche, partite dalla vibrante Berlino, erano state ospitate a casa di Michela in Romagna, dove si erano rifocillate con le specialità della mamma.
Poi, riposate e felici, erano partite tutte insieme per Crotone.
Raggiunsero un luogo incantevole, con casette di legno immerse in una natura profumata e colorata. Due settimane di assoluto relax.
Sveglia presto, attività fisica, mare, corsi di benessere nel pomeriggio, in armonia con l’ambiente e con se stesse.
Michela ricordò anche di essere transitata dalla Calabria in treno per raggiungere le Eolie, e di essersi fermata a Reggio Calabria per vedere i bronzi di Riace.
Ma tutto era lontano, sfocato nel tempo.
Restava la sensazione piacevole di anni felici, di libertà e scoperta.
Michela era assorta, fissando il logo della casa editrice: un albero della vita, con una grande chioma, un intreccio di rami, foglie e fusti. Proprio come la vita di tutti noi.
A quel punto cliccò su Concorso letterario.
Si aprì una schermata con il titolo dell’iniziativa e il periodo di partecipazione.
Due pagine fitte di regolamento.
La partecipazione era possibile dal 1° settembre al 31 dicembre 2022.
Michela fu subito colpita dal tema: “Libertà e Rinascita”.
Due parole che le appartenevano.
“Libertà”, quella della sua gioventù, quando i genitori l’avevano lasciata libera di scegliere, e lei aveva lasciato il nido per conoscere il mondo… e se stessa.
“Rinascita”, quella in cui sperava ora, per non soccombere agli ultimi lutti e fallimenti.
Sembrava un concorso scritto apposta per lei.
Michela non aveva alcuna dimestichezza con la modulistica richiesta. Lesse più volte il regolamento, cercando di capire cosa compilare per partecipare.
Fu colpita dal fatto che si chiedesse anche la fotocopia del documento di identità.
«Boh, non capisco… Mi devo fidare? Perché questa piccola e sconosciuta casa editrice richiede un documento?»
Domande simili la tormentarono per qualche giorno. Poi, sopraffatta dal quotidiano, accantonò il tutto.
C’era tempo per partecipare. Prima di ogni cosa serviva la trama.
Cominciò a riflettere sulle due parole chiave — Libertà e Rinascita — e sui contesti nei quali darle vita.
Ogni giorno annotava idee utili per la stesura del racconto: pensava ai personaggi, ai nomi, agli eventi possibili in cui farli incontrare e confrontare.
Michela era autodidatta: niente corsi di scrittura creativa né autobiografica.
Aveva solo tanta passione, voglia di mettersi alla prova e forse un titolo segreto che iniziava a risuonarle dentro.
Quasi per magia, quel titolo — “Una scrittrice non ha età”, il regalo improvviso di Giorgio — tornò a vibrare.
Lo scrisse su un foglio bianco.
In quell’istante le sembrò che il racconto esistesse già.
Si divertì a intrecciare passato e presente, a cercare spiragli di futuro, a immaginare percorsi di rinascita.
Scrisse con passione, curando ogni dettaglio.
Il 21 ottobre 2022 inviò il racconto a Il Giardino della Cultura, insieme a tutta la documentazione richiesta.
Allegò anche la scansione del documento, senza più farsi problemi.
Dopo qualche tempo prese coraggio e telefonò al numero indicato nel regolamento, per chiedere conferma della ricezione.
Forse voleva verificare se quella piccola casa editrice esistesse davvero.
Forse voleva parlare con qualcuno, per capire cosa aspettarsi.
«Buonasera, sono la signora Ridolfi. Ho inviato la documentazione per la partecipazione al concorso Libertà e Rinascita. Vorrei gentilmente sapere se l’avete ricevuta correttamente.»
Dall’altra parte della linea, una voce maschile, circa sui cinquant’anni, distaccata e seriosa, rispose che sì, avevano ricevuto tutto.
Michela, intimorita da quel tono rigido, trovò comunque il coraggio di chiedere perché fosse necessario il documento di identità.
L’uomo, colpito da tanta ingenuità, si sciolse un poco:
serviva per evitare truffe. Chi inviava un racconto doveva esserne responsabile in prima persona.
Lei ringraziò, salutò e augurò buona lettura.
Quella sera archiviò tutta la documentazione in un raccoglitore azzurro ad anelli.
Poi lasciò che i mesi scorressero.
Nel frattempo continuò a frequentare la piattaforma dei concorsi letterari, partecipando con successo a varie iniziative di scrittura creativa.
I suoi racconti entrarono in molte antologie collettive.
Arrivò la fine del 2022… e presto anche l’esito del concorso.
LA TELEFONATA CHE CAMBIA TUTTO
Ai primi di febbraio 2023, Michela ricevette una chiamata dalla piccola casa editrice Il Giardino della Cultura: aveva vinto.
Michela era felice, ma non sapeva cosa avesse vinto.
Pensò alla pubblicazione in un’antologia, insieme ad altri autori.
«No, lei non ha capito. Ha vinto due anni di collaborazione con la nostra casa editrice. Le chiediamo di trasformare il racconto di cinque pagine Una scrittrice non ha età in un romanzo.»
Il direttore continuava a ripetere quelle parole, ma Michela non riusciva a comprenderne davvero il senso.
Più che una premiazione, sembrava una condanna.
«Dal racconto deve fare un romanzo!? Ma cosa sta dicendo?!»
Michela non sapeva se ridere o piangere.
Il modo più elegante per uscire da quella situazione fu:
«Ascolti, direttore… mi prendo qualche giorno di riflessione e poi le comunico la mia decisione.»
Quello stesso giorno Michela cominciò a scrivere.
E scoprì la risposta dentro di sé:
«Se le mie protagoniste sono pronte a mettersi in gioco, perché non dovrei esserlo io, che do loro vita?»
Abbozzò una scaletta del romanzo, iniziò a comporre le prime pagine… e non si fermò più.
A fine marzo 2023 aveva scritto 338 pagine.
Il suo capolavoro era completo.
Alla paura iniziale si era sostituita una gioia così grande da farla ridere da sola mentre immaginava le sue protagoniste — attempate, euforiche, piene di vita — affrontare la loro rinascita come adolescenti entusiaste.
All’inizio di aprile, poco prima di Pasqua, inviò il romanzo al direttore editoriale, a quasi mille chilometri di distanza.
Un mese dopo, la casa editrice la contattò per comunicarle che il libro sarebbe stato pubblicato.
Intanto era arrivato maggio.
Ma quel 2023, purtroppo, non fu una primavera di rinascita. Abbondanti piogge devastarono la sua regione e intere zone vennero travolte dal fango, due volte nel giro di pochi giorni.
Quella volta Michela non fu colpita dall’alluvione.
Così si attivò subito per aiutare le famiglie in difficoltà.
Trascorreva tutte le giornate fuori casa, facendo volontariato: nella sua terra la solidarietà era ancora un valore grande, vivo, concreto.
Era il 23 maggio 2023.
Michela era in mezzo al campo quando ricevette la chiamata del direttore de Il Giardino della Cultura: la bozza di Una scrittrice non ha età era pronta.
A breve, la sua tutor — una certa Barbara — l’avrebbe contattata.
Quando Michela e Barbara si sentirono al telefono, entrarono subito in una relazione empatica, pur dandosi ancora del “Lei”.
Nel giro di pochi giorni Michela ricevette la bozza editata.
La revisionò con attenzione, accolse ogni suggerimento e la rimandò con le correzioni approvate. Inviò anche una foto, la sinossi e la biografia.
Una scrittrice non ha età era la sua opera prima.
Il suo esordio letterario era nato proprio dal racconto vincitore del concorso Libertà e Rinascita.
Quel racconto di cinque pagine era diventato un romanzo di oltre trecento.
Una sfida immensa, che si era trasformata in un’impresa meravigliosa, coinvolgente e divertente: dalle protagoniste così vive e imperfette, ai temi profondi trattati con delicatezza, alla capacità tutta sua di intrecciare creatività e autobiografia.
Che incredibile storia è la vita.
Michela non avrebbe mai immaginato di scrivere un libro.
Forse avrebbe sempre continuato con i racconti.
Chissà.
Quella piccola casa editrice di Crotone — lontanissima, quasi mille chilometri — l’aveva incoraggiata a sbloccare il suo scrigno di emozioni e a condividerlo con il mondo.
Lei si era fidata.
A metà luglio 2023, Michela ricevette la mail tanto attesa: il libro Una scrittrice non ha età era stato pubblicato il 15 luglio ed era disponibile su Amazon.
Michela non aveva mai comprato nulla su quella piattaforma.
Lei voleva il libro cartaceo, tenerlo tra le mani, sfogliarlo.
Così cliccò sul link.
Comparve una copertina verde come l’erba fresca, al centro i fiori di zucca del suo orto.
Che emozione.
La casa editrice aveva accolto il suo suggerimento.
Alla fine di agosto arrivarono le sue copie e quelle destinate alla libreria indipendente selezionata per la distribuzione locale.
E nel frattempo… già pensava al secondo libro.
LA NASCITA DI “STRIDOLI”
All’inizio della collaborazione con la casa editrice, Michela aveva inviato anche una serie di racconti brevi scritti per vari concorsi.
Un giorno, la sua tutor le propose di pubblicarne una raccolta: bastava aggiungerne qualcuno di nuovo.
Michela accettò con entusiasmo.
Scrisse con ritmo serrato per tutto settembre e ottobre.
Nacque così Stridoli, una raccolta di 25 storie di vita, alcune legate ai suoi viaggi di gioventù, altre alla quotidianità, altre ancora alle donne umili e forti che l’avevano ispirata.
Un libro adorabile, con una copertina che mostrava un mazzo di stridoli — una verdura selvatica romagnola, deliziosa e profumatissima.
Purtroppo uscì nel cuore dell’inverno, fuori stagione: ebbe poca fortuna.
PRESENTAZIONI, FIERE, INCONTRI
Michela non mancò di partecipare ad aprile alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, e a maggio al Salone del Libro di Torino.
In entrambe le occasioni incontrò i referenti della casa editrice.
Le fiere si rivelarono fondamentali: ottime occasioni per conoscere autori, confrontarsi con editori e distributori, capire dove migliorare.
La casa editrice si rese conto che era necessario ampliare il catalogo, valorizzare gli autori, creare un sito più moderno.
Nel corso del 2024, Balzano Librerie – Il Giardino della Cultura cominciò la sua scalata.
In un solo anno:
– ampliò la sede, trasferendosi da Crotone a Cosenza
– più che raddoppiò il numero degli scrittori
– pubblicò oltre cento opere inedite
– rinnovò completamente il sito
– creò una rete di distribuzione nazionale
– si posizionò tra le case editrici non a pagamento in più rapida crescita
Un anno di trasformazione.
IL DOLORE CHE DIVENTA SCRITTURA
Nel frattempo, Michela affrontò una nuova perdita: un’altra sorella.
Per elaborare quel dolore immenso, tornò alla scrittura.
Nacque Come soffioni nel vento di Primavera, pubblicato a fine agosto 2024.
La morte della sorella l’aveva condotta a scrivere giorno e notte, in preda a un dolore lacerante.
Pensieri, racconti, poesie confuse, disperate.
La sua editor la aiutò a trovare un filo, a trasformare la sofferenza in cura, poi in speranza, poi in rinascita.
Le ci volle coraggio.
Ma la scrittura la salvò.
LE DONNE DI DOMENICO
C’era però un altro progetto rimasto sospeso: un romanzo familiare iniziato nel 2020, in pieno COVID.
Work in progress da anni, mai portato a termine.
Con determinazione, chiese spazio nell’agenda dell’editor — ormai oberata — e lo riprese in mano.
Nacque così Le Donne di Domenico, pubblicato a Natale 2024: un dialogo interiore con suo padre.
Vite intrecciate, fragilità, dignità, autenticità.
Il libro uscì proprio il giorno del compleanno di lui.
Per un disguido tecnico, servirono mesi per rendere disponibile l’opera online.
Un lavoro sinergico tra autrice, casa editrice e piattaforma di catalogazione.
IL QUINTO LIBRO
Arrivò l’estate, e Michela era pronta per un nuovo titolo:
Il Croccante di armelline: profumi d’infanzia, riti di campagna, coraggio gentile, bellezza che resiste, rinascita in ogni stagione.
Dopo due anni intensi, Michela sentì il bisogno di fermarsi.
Scrivere per lei non era un mestiere: era un incontro, una relazione interiore, una passione da trattare con delicatezza.
In due anni aveva pubblicato cinque libri.
Un ritmo straordinario.
LA CIRCOLAZIONE DELLE SUE OPERE
Michela decise di promuovere i suoi libri nel territorio.
Consegnò copie catalogate alla Biblioteca della sua città — patrimonio dell’Umanità.
Contattò la Libera Università di Anghiari e l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, inviando Le Donne di Domenico.
Il libro fu catalogato e reso disponibile online nel circuito OPAC aretino.
Altre copie raggiunsero la Biblioteca di Noale, in Veneto.
Per Michela, lo scambio culturale era vita.
LA RINASCITA DI BALZANO EDITORE
Il bilancio di quei due anni fu positivo per tutti:
– Michela aveva scritto, curato, trasformato la sua vita in memoria.
– La casa editrice aveva “rinascito”, come amava dire lei.
A dicembre dello stesso anno, Balzano Editore sarebbe stata per la terza volta ad Artigiano in Fiera.
Poi Bologna.
Poi Torino.
Un percorso luminoso.
La casa editrice era decollata, forte dell’impegno della redazione e dei collaboratori, ma anche del lavoro serio e sincero dei suoi autori.
Il sito presentava opere per tutti i gusti, età e interessi: storie che nascevano da vite vere, da esperienze, da visioni.
La Redazione garantiva che gli scrittori non utilizzavano l’intelligenza artificiale per creare le loro opere.
Finora era stato così.
Il futuro era un’incognita.
Michela, boomer orgogliosa, era più terrorizzata che affascinata dalla tecnologia.
UN AUGURIO
Nel 2025 la casa editrice era sbocciata come il campo di Michela: verdure sane, prelibate, simbolo di salute e longevità.
Senza impegno, dedizione, serietà, nulla cresce.
La favola non si realizza.
Ci vuole anche fortuna.
E fiducia.
Rispetto, gratitudine, collaborazione: ecco le basi del rapporto tra la casa editrice e i suoi autori.
Ogni scrittore è un’anima che pulsa.
Affida i suoi segreti all’editore, che li accoglie e li porta nel mondo.
Nelle opere Balzano Editore si trovano storie forti, autobiografiche, intime: non chiedono giudizio, chiedono delicatezza.
Perché tutti, prima o poi, inciampiamo nella vita.
Ma l’imperfezione può diventare rinascita.
E la vita, allora, diventa una favola meravigliosa.
Come la verdura di questo catalogo.
Grazie di tutto.
In bocca al lupo per Artigiano in Fiera!
Le pagine di Nadia Capellini raccontano molto più di una semplice esperienza personale: narrano un percorso di fiducia, di collaborazione, di crescita reciproca tra autrice ed editore.
Sono un promemoria prezioso: la letteratura nasce sempre da un incontro. A volte fortuito, a volte cercato, altre volte inevitabile.
La sua storia è un invito a credere nella scrittura come strumento di cura, come spazio di ascolto, come possibilità di rinascita.
E allo stesso tempo è uno sguardo affettuoso sul cammino di Balzano Editore, sul lavoro quotidiano che anima la redazione, sul dialogo vivo con gli autori che hanno scelto di camminare accanto a noi.
Con questo racconto, Nadia ci ricorda che la vita — proprio come una fiera che accoglie artigiani da ogni luogo — è un intreccio di storie, mani, memorie, tentativi, ritorni.
Un catalogo di esperienze che diventano patrimonio condiviso.
E allora sì:
che fantastica storia è la vita.




